di Giuseppe Giulietti
Nel centro sinistra è già scoppiato un acceso dibattito sull’eventuale voto da dare ad un eventuale governo presieduto da Mario Monti. Il Pd sarebbe per il sì, Di Pietro per il no, Vendola è più possibilista e valuterà in relazione a ciò che Monti deciderà di fare. Comprendiamo la natura della discussione, ma forse sarebbe stato e sarebbe meglio attendere la effettiva e acclarata caduta di un governo che, ricordiamolo, è ancora in carica.
Forse in queste ore sarà il caso di darsi qualche pizzico sulla pancia e di non fornire pretesti a chi vorrebbe prolungare questa penosa e terribile agonia che ha trascinato l’Italia oltre l’orlo del fallimeto economico, per non parlare di quello etico e politico.
Quando Berlusconi, forse domenica, sarà caduto definitivamente, allora sarà doveroso aprire la discussione, ma anche qui con l’obiettivo di costruire una posizione largamente condivisa e che, ancor prima di dividersi sui sui sì e sui no, affronti i nodi del programma e chieda a Monti di pronunciarsi sulle questioni essenziali.
- Termineranno gli assalti alla Costituzione, alla legalità repubblicana, allo statuto dei lavoratori?
- Saranno rispettati i risultati referendari?
- Sarà dimezzato il numero dei parlamentari e soppresse le province?
- Sarà introdotta la patrimoniale?
- Saranno tassati i capitali “scudati” rientrati con il condono tombale?
- Saranno messi da parte i parlamentari sotto inchiesta o già condannati, anche se dovessero annunciare il loro voto favorevole al governo Monti?
- Sarà dato un sostegno pieno e immediato a chi contrasta mafia e camorre?
- Saranno tagliate le spese militari e bloccata la inutile costruzione dei nuovi cacciabombardieri?
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