Budapest, una perla di crocevia

Suonatore sulla Collina del Castello

« Budapest è la più bella città del Danubio; una sapiente auto-messinscena, come Vienna, ma con una robusta sostanza e una vitalità sconosciute alla rivale austriaca. Budapest dà la sensazione fisica della capitale, con una signorilità e un’imponenza da città protagonista della storia. » (da “Danubio”, Claudio Magris, 1986).

Ed è, in effetti, una città magica, satura delle bellezze legate a tutte le dominazioni subite ed alle culture che l’hanno attraversata, delle quali ad ogni passo si ha evidente testimonianza. Non a torto ritenuta la Parigi dell’Est è indubbiamente, sia per ragioni geografiche che storiche una città crocevia tra Oriente ed Occidente, vivibilissima e tranquilla.

La città, frutto dell’unificazione di Buda, Obuda e Pest, è divisa in 23 distretti, ciascuno dei quali gode di una ampia autonomia amministrativa. Il distretto di Tabàn o del Castello ha una popolazione di 30.000 abitanti e sullo stesso, che è il distretto più interessante di Buda, insistono il Palazzo Reale, la Chiesa di Mattia, il Bastione dei Pescatori e la Cittadella.

Il Castello, costruito nel medioevo, è sempre stato la residenza dei re ungheresi, subendo continue distruzioni e conseguenti rifacimenti ed è stato, dalla seconda metà dell’800, residenza degli Asburgo.

Il Palazzo Reale

I continui rifacimenti a seguito di distruzione fanno si che, come per molti altri edifici della città, vi siano raccolti molti stili che vanno dal gotico al neo classico.
Attualmente il palazzo ospita, tra l’altro, il Magyar Nemzeti Galéria Museo Nazionale Ungherese che ospita su quattro piani e circa centomila oggetti le opere più importanti degli artisti ungheresi dal medioevo ai giorni nostri.

Il quinto distretto è quello di Belváros ed è anche il centro di Pest. I suoi edifici in stile barocco si snodano sulla riva opposta del fiume proprio davanti alla collina del castello.
E’ il distretto dove si trovano le vie più belle di Pest ed il bellissimo mercato coperto di Vásárcsarnok, un mercato che si sviluppa su tre piani e che è forse il più grande d’Europa.

Il Mercato Coperto di Vásárcsarnok

Questo è il centro economico di Budapest e sicuramente una delle zone più ricche, dove insistono strade importanti come Vaci utca. Sempre in questo distretto si trova il palazzo del Parlamento Ungherese. L’edificio fu costruito nell’800 per celebrare la liberazione dagli Austriaci del 1848 e che viene festeggiata il 15 marzo. Oltre che dell’Assemblea Nazionale Ungherese è anche sede del capo del Governo e del Presidente della Repubblica. Sulla antistante Piazza Kossuth Lajos era stato eretta una statua di Stalin alta otto metri ed abbattuta nel 1956.
Quaranta anni più tardi sulla stessa piazza prenderà posto una stele detta Eternal Flame, in ricordo dei morti legati ai moti del ’56 e, sempre in questo periodo, sono state rimosse tutte le statue rappresentative del periodo comunista in gran parte raccolte nel Memento Park.

A parte un monumento, il Memorial War Soviet, che ricorda il contributo dei Sovietici alla liberazione dell’Ungheria dai nazisti e che ancora rimane in una piazza, le memorie del periodo fanno mostra di se nei soli musei.

Nei pressi del Parlamento, lungo l’argine del Danubio, una lunga sfilata di scarpe di varia foggia incuriosisce. Sono scarpe di ferro fissate a terra. Rappresentano l’eccidio degli Ebrei rimasti vittime dei nazisti e delle Croci Frecciate, gruppo di nazisti autoctono. Nel corso dell’ultimo conflitto, rimasero trucidati nell’Olocausto un terzo dei 250.000 abitanti di Budapest di etnia ebraica.

Il Parlamento

Budapest è ancora oggi la città dove risiede la più alta percentuale di ebrei ed il distretto di Erzsébetváros, il settimo distretto è ancora oggi il quartiere ebraico, dove ancora si scorgono i connotati del ghetto, con le botteghe e i tipici cortili e vicoli. Dove sorge la Sinagoga Grande, che può ospitare 3000 persone sedute ed è ritenuta la più grande d’Europa. Al suo interno oltre ad un piccolo cimitero, il Parco delle Rimembranze con il celebre Albero della Vita, un salice piangente in metallo, sulle cui foglie sono incisi i nomi di tutti gli ebrei sterminati dal 1930 al 1944, fino alla liberazione dai nazisti avvenuta grazie all’intervento dell’esercito.

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