Che schifo…

altan1Credo sia ipocrita o profondamente ingenuo restare stupiti da questo risultato elettorale. Qualche giorno fa, parlavo con una cliente licenziata da una società vicina agli ambienti del clero che ha chiuso per sostanziale fallimento. Il marito, muratore, non lavora da tempo e la loro situazione economica è conseguentemente tutt’altro che rosea. Mi anticipava che non vedeva altra soluzione che votare Berlusconi, l’unico a suo dire, capace di rappresentare dignitosamente questo paese. C’è chi si irrita per la tracciabilità, adducendo motivazioni legate a non si sa quale privacy. Ci sono quelli che a novembre emettono la loro fattura numero 5. Questo è il popolo italiano…

Trovo ributtante che lo stesso popolo sia intento a lanciare i suoi strali verso la cosiddetta casta politica e a rappresentarla come una accolita di delinquenti intenti in loschi affari. E non perché questo non sia vero ma solo per il fatto che i governi che si sono succeduti, ormai da diversi decenni, senza evidente ricambio, hanno ben rappresentato questo elettorato. Un popolo di ladri e cialtroni elegge i suoi rappresentanti in modo totalmente democratico ed in totale e piena consapevolezza e colpevolezza. Non credo di vedere futuro perché questo paese non ce l’ha.

Non posso evitare di pensare con rammarico che un italiota su tre ha votato per quella innominabile marionetta che ha accompagnato sull’orlo del baratro questo paese per un ventennio, presentando l’immagine più risibile del nostro paese al mondo.

E lo stesso rammarico mi assale quando penso che un altro italiota su tre ha votato per un altro giullare, da intendersi tale sia in senso metaforico che letterale. Rappresentare questo fenomeno di becero populismo con la qualifica di voto di protesta mi sembra riduttivo e nobilitante, quando invece in questa nuova espressione di qualunquismo non c’è nulla di nobile. Quello a cui abbiamo assistito in questo ventennio, con soporifera assuefazione, è quanto di peggio la nostra storia abbia vissuto. E, nonostante l’evidenza, tutto resta immutabile, come governato da un disegno nascosto. Neanche poi tanto se si prova a rileggere il “Piano di Rinascita Democratica” di Licio Gelli.

Ciò che però non riesco a digerire è il suicidio della sinistra, occupata ormai solo a smacchiare giaguari. Una sinistra che è stata storicamente nel nostro paese l’ispiratrice di valori che la differenziavano dalle altre forze politiche. Non sono luoghi comuni e vuote parole. I concetti di eguaglianza, solidarietà, dignità del lavoro avevano radicato nel nostro paese un’etica essenziale, non distrutta successivamente dal solo liberismo e berlusconismo ma da una operazione di rinuncia dettata dall’ossessionante logica del partito di lotta e di governo.

E’ evidente quanto le scelte di una forza politica debbano rinnovarsi e modellarsi in chiave nazionale e quanto debbano contestualizzarsi alla realtà di un elettorato.

Ma è altrettanto necessario non perdere la propria identità storica e politica. L’ossessiva volontà di allargare la propria base elettorale ha invece prodotto in quel che resta della sinistra italiana la totale dismissione del proprio patrimonio genetico. La raccogliticcia composizione parlamentare ad ampio spettro ha generato solo confusione e perdita di credibilità in un appiattimento indiscriminato. Viene da chiedersi perché ci si debba stupire se la Vanna Marchi del populismo incolore abbia raccolto un terzo degli elettori italiani.

Mentre Bersani era in trepidante attesa in balcone, come una corteggiata riottosa e capricciosa, a cercare di farsi tirare le maniche della camicia da Monti, Renzi e Vendola, senza riuscire a prendere una decisione ed una collocazione, la rabbietta urlata e inconcludente aveva il sopravvento.

E mi chiedo a quale scopo, nel corso delle sue innumerevoli e inutili ritidectomie, la sinistra abbia voluto buttare se stessa. A nulla sono valse queste sapienti strategie se si tiene conto che la sinistra continua a non governare e che i suoi consensi percentuali non sono granché mutati rispetto alle tornate elettorali di trenta anni fa. Sinistra e destra sono ancora oggi, checché se ne dica, valori molto differenti. Le idee o ideologie che dir si voglia non sono superate ma sono state semplicemente sostituite da quelle nuove, mediatiche e pervasive. In questi decenni il nostro paese ha visto affermarsi il liberismo più sfrontato senza che ci fosse la benché minima opposizione culturale e politica.

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