Contro il mondo

I Baustelle sono un gruppo it-pop che si è formato a Montepulciano nel 1996 composto da tre elementi: Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini.

Pur apprezzati e ritenuti fra i più autorevoli e originali rappresentanti del loro genere, non sono mai approdati ad un successo di massa, nonostante i loro lavori non si siano mai rivelati deludenti.

Il loro ultimo disco “Elvis” è ritenuto dalla critica un disco di transizione, di passaggio. Credo invece che questo nono lavoro sia assolutamente coerente con il loro percorso, fornendo una lettura originale e pungente del nostro tempo e della confusione che lo affligge.

Lo fa ad esempio con il brano “Contro il mondo” che mette in luce le contraddizioni e le responsabilità di chi, sempre pronto ad analisi spietate, raramente si rende conto di essere ingranaggio fondamentale del meccanismo e dei bisogni dallo stesso indotti. Letture come sempre ricorrenti e puntuali nei loro lavori che nel caso di questo brano trovano sintesi in poche parole

…perché siam tutti uguali cani nel deserto

io vivo contro il mondo invece ce l’ho addosso vivo di potere e sangue come te

mi piace uccidere mentire aver successo

andare a bere a cazzeggiare in un caffè…



Tutto sommato adesso è facile fare una sintesi ben distaccata

Ricordi il Primavera Festival, quando mi hai detto, “Ciao” e sei svenuta

Il giorno dopo nella camera a strisce blu dell’hotel ti sei spogliata

Dei quattro stracci da folletto freak, da punkabbestia chic, e ti ho baciata

Non ho soldi in tasca e zero amici, anche mia madre non la sento più

E anche se triste e dark e depressiva, la tua musica mi tira su

Io voglio quello che vuoi tu

Essere contro il mondo e invece averlo addosso in 120 mq di parquet

Avere un cane, un taglio, un figlio, del successo

Andare a leggere i giornali in un caffè

Svegliarsi tardi la mattina, criticare

Il grande vuoto, la sinistra che non c’è

Farsi di yoga e qualche droga, supplicare di esser popolari, uuh, uuh, uuh, uh-uh

In fin dei conti adesso è comodo fare un’analisi approfondita

Invece solo cinque anni fa, chiedevi aiuto senza via d’uscita

Fiore strappato, sei venuta da me causando un’emorragia nella mia vita

Perché l’amore rende ciechi se c’è e non distingui Silvia Plath da un parassita

Che poi tuo padre ce li avesse i soldi a me non importava neanche più

E ti guardavo mentre nuda scrivevi le battute di una serie TV

Dicevi, “Sono quello che sei tu”

Essere contro il mondo e invece averlo addosso in 400 mq di parquet

Avere un cane, un taglio, un figlio, del successo

Andare a leggere i giornali in un caffè

Svegliarsi tardi la mattina, criticare

Il grande vuoto, la sinistra che non c’è

Farsi di yoga e qualche droga, supplicare di esser popolari, uuh, uuh, uuh, uh-uh

Uuh, uuh, uuh, uh-uh

Uuh, uuh, uuh, uh-uh

Uuh, uuh, uuh, uh-uh

E un giorno ti ho scoperto a letto con un altro, però non mi ha fatto male, sai perché

Perché siam tutti uguali, cani nel deserto

Io vivo contro il mondo e invece ce l’ho addosso

Vivo di potere e sangue come te, mi piace uccidere, mentire, aver successo

Andare a bere, a cazzeggiare in un caffè

Mi sveglio presto la mattina, lascio stare

Il grande vuoto, la sinistra scelgo se

Farmi di coca o coca cola o canticchiare le canzoni estive, uuh, uuh, uuh, uh-uh

Indosso il mondo e lo venero come una forma portatile di verità

Per sopravvivere agisco mimetico dentro di lui

Indosso il mondo e lo venero come una sfera tascabile divinità

Inossidabile vuoto del cazzo che non muore mai

Indosso il mondo e lo venero come una forma portatile di verità

Per sopravvivere agisco mimetico dentro di lui

Indosso il mondo e lo venero come una sfera tascabile divinità

Inossidabile vuoto del cazzo che non guardai

Indosso il mondo e lo venero come una forma portatile di verità

Per sopravvivere agisco mimetico

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