Il Castello di Santa Severa

Nello stesso sito del Castello di Santa Severa, al limite meridionale della frazione, sorgeva già nell’età del Bronzo un villaggio costiero, testimoniato da alcuni ritrovamenti ceramici. Successivamente nell’area si sviluppò l’importante abitato etrusco di Pyrgi, che fu il porto principale di Caere (l’odierna Cerveteri, da cui dista 13 km) ed uno tra i più importanti scali marittimi di tutta l’Etruria. Frequentata da mercanti greci e fenici, Pyrgi fu sede di un celebre santuario sacro alla dea Uni (assimilata alla fenicia Astarte). La città è citata da Virgilio nell’Eneide.Sul sito dell’antico porto etrusco fu impiantata nel 264 a.C. una colonia romana, fortificata da maestose mura “ciclopiche” ancora in parte conservate.Nel corso dell’alto medioevo si sviluppò sulle rovine della cittadina romana un piccolo borgo medievale affiancato da un castello dell’XI secolo prospiciente il mare. Nel 1068 il cavaliere normanno Gerardo di Galeria[1] donava la chiesa e il castello di Santa Severa all’abbazia di Farfa che poi li cedette ai confratelli di San Paolo. Le famiglie nobili dei Tiniosi e dei Bonaventura lo contesero per decenni finché nel 1482 Papa Sisto IV non lo donò al Pio Istituto Santo Spirito.Il centro balneare di Santa Severa si sviluppò negli anni trenta come residenza estiva di numerosi gerarchi fascisti. Le abitazioni costruite facevano parte della “Cooperativa 28 Ottobre”. All’inizio si contavano pochissime case, tutte ville unifamiliari; successivamente, durante gli anni settanta, venne costruita anche la località più a nord della frazione oggi denominata “Grottini”, in riferimento alla costa rocciosa ivi sottostante.Nella seconda metà degli anni sessanta il Pio Istituto di Santo Spirito, all’epoca proprietario del Castello di Santa Severa, ne ordinò la ristrutturazione. I lavori furono diretti da Riccardo Medici e vennero ultimati nel 1970

Sorgente: Santa Severa (Santa Marinella) – Wikipedia

 

Pyrgi, l’antica località dell’Etruria dove oggi insistono Santa Severa ed il suo Castello, sorse nel VII sec. A.C. come porto principale dell’antica Caere, oggi Cerveteri. Successivamente divenne colonia romana, i cui resti sono visibili nelle mura di fortificazione. In età imperiale viene trasformata in residenza per ricche famiglie romane che nel sito fecero realizzare sontuose ville. Databile al IX secolo vi si estende un vasto cimitero, probabilmente utilizzato fino al XIV secolo.

Il Castello come lo vediamo oggi prende corpo intorno al XI secolo. A pianta rettangolare con torri agli angoli era circondato da un fossato e collegato al “Maschio”, oggi detto “Torre Saracena” e fatta costruire da papa Leone X, da un ponte di legno.

Il Castello prende nome da Santa Severa (Severa da Pyrgi) condotta al martirio insieme ai suoi due fratelli nell’anno 298. Siamo nel periodo delle persecuzioni dei cristiani da parte dell’imperatore Diocleziano. Severa era prigioniera a Pyrgi insieme alla madre Seconda ed ai fratelli Marco e Calendino. Seconda muore prima di essere interrogata. Severa viene interrogata dal prefetto Flaviano che, durante il colloquio, si converte e per questo viene decapitato a Centumcellæ il 29 gennaio. Dopo pochi mesi, il 5 di giugno, anche Severa ed i suoi fratelli affrontano il martirio sulla spiaggia di Pyrgi e qui vengono abbandonati, sepolti poi dagli abitanti nello stesso luogo.

I resti archeologici di una chiesa, attribuibile al culto di Severa, sono stati scoperti sotto il castello e sono oggi parzialmente visitabili. Nel 1068 Pyrgi era già stata rinominata in Santa Severa in onore della martire ed il conte Gerardo di Galeria aveva donato all’Abbazia di Farfa unam ecclesiam Sanctæ Severæ ed il castello stesso.

Il culto di santa Severa, oggetto di contestazione e sospensione da parte del Concilio Vaticano II, fu mantenuto vivo per molti secoli dai precettori dell’Ospedale Santo Spirito, destinatari della donazione del castello dal 1482. Negli antichi manoscritti la festività di Severa ricorre il 5 giugno. Successivamente la vicenda viene reinterpretata come il “Martirio di Flaviano et socis”, con vaga menzione a Massimo, Seconda, Severa, Calendino e Marco, e celebrata il 29 gennaio, giorno della morte di Flaviano. Sembra infatti che, all’epoca del Concilio Vaticano II, la Chiesa non desse valore e credibilità alle notizie sulla vicenda e mettesse anche in dubbio l’esistenza di Severa. Ritrovamenti archeologici successivi sembrano invece coerenti con il culto popolare.

L’iniziativa della Regione Lazio, che ha riaperto il castello alle visite nel periodo aprile-ottobre, è sicuramente encomiabile. Credo però che l’identità del castello sia stata nel corso del tempo violentata ed il suo fascino mortificato. Già in passato utilizzato per ricevimenti, matrimoni ed eventi vari continua a mantenere questa veste. Sorprende anche la sostanziale assenza, negli spazi visitabili, degli arredi originari seppure compensata dalle ricche raccolte di reperti raccolti dal Gruppo Archeologico del Territorio Cerite e dalla presenza di altri spazi museali nel borgo.

Un consiglio, del tutto personale, è quello di visitare il sito all’inizio o alla fine del periodo di apertura, stante che un’orda di variopinti e caciaroni bagnanti è sicuramente dissonante con il contesto che si intende visitare.

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