Pensare che due terzi degli italioti si sono espressi in favore del liberismo berlusconiano e/o in favore del ribellismo qualunquista, lascerebbe interdetta qualunque persona di buon senso offrendole giuste premesse per qualificarsi come apolide.
Ovviamente le mie preoccupazioni non si limitano ai soli anzidetti ma anche all’altro terzo. Non già a quel terzo ma alla forza politica cui fa riferimento e che ha colpe gravi. Sopratutto quella di aver abbandonato il suo patrimonio genetico e culturale, collaborando alla realizzazione di quei presupposti che hanno lasciato che si sviluppassero queste neanche tanto nuove ideologie: il berlusconismo puttaniere e il qualunquismo becero. Pur detestando il capo spirituale del M5S, ho sempre riconosciuto all’accolita dei suoi adepti il valore dirompente di una legittima protesta che avrei preferito venisse condotta da un meno risibile condottiero.
Ciò che mi ha stupito subito dopo il voto è stata la mancanza di ostentato gaudio da parte dei commilitoni del movimento. L’ho apprezzato ed interpretato non già come un ripensamento ma come una dignitosa preoccupazione per la situazione venutasi a creare. Un atteggiamento forse maturo nonostante la fede riposta nel Messia. Quella fede che a Piazza San Giovanni il loro santone ha assimilato a quella di Comunione e Liberazione. Quella legata all’inesistente suo programma (o proclama)… Chi lo avesse letto ritengo possa aver incontrato le mie stesse perplessità: un cospicuo numero di domande e slogan, una totale assenza di risposte e soluzioni. l problema è che un progetto politico e quindi un programma ha ragione di esistere se almeno tenta di offrire delle soluzioni. La sola denuncia è una semplice ovvietà e la quasi totalità delle critiche al nostro apparato, sovente condivisibili da chiunque, dimostrano valenza e credibilità solo se sono seguite da proposte. Il problema degli esodati può essere risolto attingendo fondi da una patrimoniale o dall’evasione fiscale; oppure tagliando gli stipendi degli statali ed i servizi. La denuncia è la stessa ma la soluzione è diversa. Dire “affronteremo caso per caso” non rende condivisibile un progetto politico e lascia intendere che il progetto non ci sia. Dirsi sostenitori integerrimi della Costituzione e proporre un referendum per l’uscita dall’euro manifesta una contraddizione di fondo, perché sarebbe una scelta incostituzionale. A chi non lo avesse fatto consiglio la lettura di un post pubblicato in un blog ospitato da “Il Fatto Quotidiano”, testata notoriamente vicina al M5S e che potete leggere qui. Ci sono poi altri temi che hanno accompagnato lo sviluppo mediatico di questo nuovo santone: la non cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia, le proposte di cancellazione del sindacato secondo lui responsabile dei problemi del mondo del lavoro, abolizione di pensioni e stipendi pubblici, etc. etc.
Il religioso e dignitoso silenzio degli adepti mi aveva quindi rincuorato e lasciato ben sperare che quelle che ritengo essere in gran parte persone oneste ed in buona fede, una volta liberatesi dal giogo del loro padre padrone, avrebbero potuto collaborare fattivamente alla riuscita di taluni loro condivisibili obiettivi, producendo un legittimo impulso al cambiamento ed al rinnovamento.
Seriamente preoccupante e poco comprensibile è invece lo strano puerile entusiasmo che ha pervaso proprio quei settori fino ad ora critici. Spaziando nei social network ci si imbatte continuamente in post e commenti carichi di nuove ed infinite speranze per questa, a loro dire, incipiente rivoluzione, proprio da parte di coloro che riconoscevano la logica populista e demagogica di Grillo. Sembra che questo paese sia diventato una enorme agorà, dove i nuovi “rivoluzionari” affermano la democrazia partecipata e diretta, ovviamente solo su web.
Forse sfugge che il quadro che ci si presenta è ben più allarmante. Quella definibile, a torto, la sinistra storica ha subito una seria sconfitta, sicuramente meritata e necessaria in ragione dell’immobilismo di azione e proposte offerte ed alla blanda opposizione alla sua stessa degenerazione. SEL si è sostanzialmente suicidata nella coalizione riscuotendo un misero 3%. Il tentativo di Rivoluzione Civile è stato del tutto inefficace. La Lombardia promuove nuovamente una casta di corrotti. Plaudere alla vittoria di Zingaretti nel Lazio mi sembra idiota, considerando che un grottesco Storace si accaparra comunque un 30% dell’elettorato. L’Abruzzo premia lo sfascio del suo territorio e de l’Aquila. Le odierne dichiarazioni di un comico lasciano poi intravedere la volontà di sfasciare a prescindere. E non è tanto la disfatta dei partiti che alla sinistra fanno riferimento a preoccuparmi, quanto vedere le idee e la cultura della sinistra, passare da uno stato di sopore all’agonia. Ci sarebbe bisogno di recuperare il recuperabile, se c’è. O lavorare per ricostruirlo. Ma nobilitare un populismo strillone non mi sembra una buona base di partenza. Debbo riconoscere che parto da un punto di vista piuttosto screditato ma del quale sono profondamente convinto. Credo che la sinistra e la destra esistano ancora e che esprimano, con suffragio di pensiero filosofico ed economico, due diversi percorsi e proposte. Così come penso che le ideologie ed i loro derivati non siano assolutamente superate: ne è dimostrazione il fatto che quelle “nuove”, intendendo come tali il liberismo berlusconiano ed il qualunquismo grillino, hanno attecchito in questo nostro becero paese, al punto di condizionarne in modo massiccio il pensiero comune, al punto da restituirci questo letamaio post elettorale.
E cercare di giustificare questa situazione denigrando il concetto di destra e sinistra come un concetto ed un valore superato è semplicemente assurdo. Ben più superato è questo “nuovo” che avanza, squallida riproposizione di quanto seppellito nel 1948 con il partito dell'”Uomo Qualunque”.