Nonostante col passare degli anni abbia con sorpresa scoperto di essere molto meno sensibile ai pregiudizi di un tempo, continuo a diffidare tanto dei partiti della nazione quanto di quelli che pretendono di raccogliere istanze che, più che eterogenee, definirei in conflitto tra di loro. Quindi non ho mai sentito attrazione o condivisione alcuna per un movimento, quello dei 5s, che non riesce ad avere un minimo di identità e che spesso incarna nella sua leadership i più beceri contenuti di destra.
Altro discorso merita invece il suo elettorato. Sarebbe sciocco non riconoscere che al suo interno si raccolgono molti orfani delusi di una sinistra sconfitta che non trova altrove possibilità di riconoscersi. Un movimento che, seppure con distinguo essenziali, rappresenta un comune denominatore del dissenso europeo. L’unico valore che quindi ho sempre attribuito a questa Corte dei Miracoli è quello di aver costituito un serbatoio essenziale per la ricostruzione di una sinistra smarrita che non può certo ritrovarsi nella patetica frantumazione di coloro che ritengono esserne gli eredi e che, incapaci di confrontarsi con un mondo che è cambiato, continuano a vanificare sforzi ed energie, più attenti al loro vetero ego nostalgico che ad una necessaria rilettura e contestualizzazione delle idee in cui credo.
Va da sé che, se fossi stato cittadino romano, seppure ob torto collo, avrei votato sicuramente per la Raggi.
Mosso dalle stesse considerazioni ho deprecato la pretestuosa caccia alle streghe iniziata già al termine dello spoglio delle elezioni amministrative e, partendo dalle stesse considerazioni, ho ritenuto essere una operazione in malafede quella di coloro che non lasciavano alla Raggi gli spazi e i tempi necessari alla composizione e agli interventi di questo “nuovo” Consiglio Comunale.
Sono però ormai passati cinque mesi dall’insediamento e, con tutta la disponibilità possibile, non si può non iniziare a tracciare un bilancio di questo “cambiamento”. Nulla è accaduto: vengono continuamente disattese tutte le priorità e l’appannaggio di rifiuti e trasporti è attribuito a loschi figuri come Marra e Muraro. Ci si perde – e malamente – nel blocco dei lavori della Metro C e nell’ipotesi “alternativa” di soluzione del tema trasporti con la realizzazione di funivie. Si autorizzano cosche come quella di Tredicine a tornare ad occupare Roma con le bancarelle. E non mi si venga a dire che questa scelta è tesa a garantire i piccoli a scapito della grande distribuzione: se così fosse stato si sarebbe trovata una soluzione che, anche nell’ambito dei “piccoli”, avrebbe dovuto garantire il non riproporsi dell’egemonia milionaria del re delle bancarelle, per altro indagato per Mafia Capitale. Si permette la chiusura del Baobab e del Cortocircuito senza colpo ferire e senza nemmeno esprimere perplessità o intenzione di intervenire in argomento con norme che possano tutelare esperienze sociali e solidali dimostratesi fino ad oggi del tutto positive.
A nulla vale giustificare questo comportamento con l’essere “nuovi del mestiere” di questi “cittadini”.
L’esperienza Marino, all’estinzione della quale il m5s si è fattivamente adoperato, ha dimostrato che anche chi non ha competenze politiche ed amministrative, ma è dotato di buona fede ed onestà, può essere protagonista di un tentativo di cambiamento. Ne è dimostrazione la fine ingloriosa ed immeritata che ha visto Marino diventare il ricettacolo delle ire, non solo dell’apparato tutto, ma anche del cialtrone Orfini e di tutti i pagliacci del suo stesso partito, per aver iniziato a togliere scheletri dall’armadio.
Un bilancio quello della Raggi, fino ad oggi, del tutto fallimentare ma che racchiude in sé effetti ben più devastanti di un evidente immobilismo amministrativo tipico della situazione romana. Questa esperienza amministrativa infatti avrà, come ripercussione nazionale, il discredito di quel serbatoio di dissenso che, a torto o a ragione, il Movimento 5s rappresenta, producendo, nella migliore delle ipotesi, un aumento esponenziale dell’astensionismo e nella peggiore il rafforzamento della banda renziana. E questa è una colpa imperdonabile.