La Frontiera è l’ultimo libro scritto da Alessandro Leogrande. L’ultimo nel vero senso della parola visto che l’autore è purtroppo prematuramente scomparso a quarant’anni nel novembre scorso.
Pugliese di nascita è stato sempre sensibile ai temi legati al caporalato, alla criminalità organizzata, ai migranti ed agli ultimi, ha collaborato con “Lo Straniero” di Fofi ed altre testate giornalistiche.
Ciò che ci ha proposto con questo ultimo suo libro è la narrazione di una indagine appassionata sui viaggi dei migranti, quelli che riescono e quelli che non riescono ad attraversare la frontiera, quelli scomparsi in mare, quelli torturati e venduti o uccisi a “casa loro”.
Racconti fuori dagli schemi propagandistici di una destra becera e dalla realpolitik di quel cialtrone di Minniti, responsabile insieme al suo governo di accordi infami con i criminali libici. Un libro che al prode Minniti andrebbe regalato a Natale per permettergli di prendere coscienza della sua ignobile farsa.
Un libro di racconti apparentemente frammentari ma tra loro perfettamente concatenati con il quale l’autore ci offre un quadro completo del dramma dei migranti.
Lo fa rivisitando i luoghi delle tragedie, i percorsi dei migranti, ascoltando i loro racconti e prendendo in esame il loro punto di vista. Lo fa ripercorrendo la nostra storia “coloniale”, il vuoto lasciato e le conseguenze che questo ha prodotto. Ci racconta delle 28 regole condivise cui si attengono i migranti nell’intraprendere il loro viaggio. Lo fa parlandoci del curdo Shorsh, del darfuriano Ali e del somalo Hamid. Intervistando gli eritrei Syoum, Gabriel, Behran o parlandoci dell’aiuto a tutti profuso da don Mussie Zerai.
Ci parla di Alganesh Fessaha, una donna eritrea che vive a Milano e che è riuscita a liberare con la guerriglia centinaia di connazionali finiti nel traffico di esseri umani tra l’Africa e il Sinai.
Non abbandona i migranti neanche quando sono “riusciti” a portare a termine il loro viaggio, confinati nelle nuove frontiere-ghetto delle nostre evolute città.
Un bel pugno allo stomaco di trecento pagine documentate che non trascurano quegli aspetti che la nostra superficialità xenofobia, con la sua logica da struzzo, preferisce non vedere.
Alessandro Leogrande (Taranto, 1977 – Roma 2017) è stato vicedirettore del mensile “Lo straniero”. Ha collaborato con “il Corriere del Mezzogiorno”, “il Riformista”, “Saturno” (inserto culturale de “il Fatto Quotidiano”), Radio Tre. Ha scritto: Un mare nascosto (L’ancora del Mediterraneo, 2000), Nel paese dei viceré. L’Italia tra pace e guerra (L’ancora del Mediterraneo, 2006), Uomini e caporali. Viaggio tra i nuovi schiavi nelle campagne del Sud (Mondadori, 2008), Le male vite. Storie di contrabbando e di multinazionali (Fandango, 2010), Fumo sulla città (Fandango, 2013). Ha curato le antologie Nel Sud senza bussola. Venti voci per ritrovare l’orientamento (con Goffredo Fofi; L’ancora del Mediterraneo, 2002), Ogni maledetta domenica. Otto storie di calcio (minimum fax, 2010). Feltrinelli ha pubblicato Il naufragio. Morte nel Mediterraneo (2011; premi Volponi e Kapuściński), da cui è stata tratta l’opera Katër i Radës, La frontiera (2015), Uomini e caporali. Viaggio tra i nuovi schiavi nelle campagne del Sud (2016) e, nella collana digitale Zoom, Adriatico (2011).