Le Zitelle alla dote

Voglio iniziare con questo post un percorso di ricerca su storia, memorie e tradizioni relative a Velletri.

Veliterno di recentissima adozione, vivo in un palazzetto del centro storico di Velletri edificato intorno al 1850 un tempo sede della “Pia Casa di Carità per le povere Zitelle abbandonate in Velletri”, dove appunto le zitelle erano ospitate.

Ottimo spunto quindi per aprire questo percorso l’iniziativa che si è svolta ieri nei locali del vecchio Istituto d’Arte in via Novelli nel “Polo Espositivo Juana Romani”.

Un incontro finalizzato a ricordare la figura di Giulio Montagna, fondatore del “Gruppo Costume – Le Zitelle Velletrane”, a cinque anni dalla sua scomparsa.

Erano presenti all’iniziativa l’avv. Renato Mammucari storico e critico d’arte, Alessandro Filippi Presidente della Fondazione Museo Magni e Mirisola, Marina Sciarelli costumista e realizzatrice degli abiti popolari.

Marina Sciarelli con competenza e passione ha presentato gli abiti facendo presente che l’abito popolare di Velletri ha subito nel corso del tempo cambiamenti nella foggia e nei colori senza perdere la tipicità espressa dal corsetto a “sella” e dal copricapo fermato con uno spillone, precisando quali caratteristiche funzionali lo distinguessero dall’abito borghese.

Alessandro Filippi ha invece fatto un excursus storico sulla pratica del “maritaggio” e sul suo valore sociale, indicando enti ed istituti che, nel corso del tempo, da metà del ‘400 ai primi decenni del secolo scorso, si sono adoperati nel mantenimento di questa forma di sostegno e della sua tradizione.


cito per completezza uno scritto in argomento reperibile in rete:

di Alessandro Filippi presidente della Fondazione Museo Luigi Magni

Questa storia, che è un capitolo fondamentale del grande libro sulla condizione della donna nell’Italia pre-unitaria, ha le sue origini nel rinascimento per protrarsi fino agli anni quaranta del XX secolo.

LA STORIA

Gli archivi, non sono affatto avari di notizie e documentazione in tal senso. Specialmente nello Stato Pontificio gran parte della popolazione di ceto medio, svolgeva mestieri poveri come l’artigiano, il contadino o il muratore. Un padre che faceva questo lavoro al quale arrivano più figlie femmine, molto spesso a causa delle modeste condizioni economiche era costretto a compiere delle scelte. Scelte dolorose, perché negare ad una figlia un matrimonio non era facile per un genitore, motivo l’impossibilità di fare la dote a tutte, alcune di queste finivano in convento o altre sulla strada.

A sopperire a questa drammatica realtà, arriva quello che oggi, per usare termini moderni chiameremmo “ammortizzatore sociale” ovvero l’istituto del maritaggio. Le prime ad avere questo merito furono le Confraternite. Quelle romane specialmente, forti di grossi lasciti testamentari, estraevano cospicue doti permettendo a molte ragazze di sposarsi. Nella basilica romana di Santa Maria sopra Minerva, dove è esistita una confraternita fondata per tale scopo, esiste un dipinto di Antoniazzo Romano che rappresenta il Cardinale Juan Torquemada inginocchiato che presenta le zitelle alla Vergine ponendo nelle loro mani la borsa dotale di cui parleremo.

Le prime tracce del maritaggio, si trovano negli archivi della città di Velletri, legate all’ Arciconfraternita di Maria SS.ma del Gonfalone che quando era ancora nella Chiesa di San Giovanni in Plagis estraeva un numero imprecisato di doti, questo fino a quando non dovette usare quei fondi per ricostruire la chiesa crollata per un terremoto, riprendendo poi ad estrarre doti almeno fino agli anni venti del novecento.

Il Cardinale Domenico Ginnasi, nella Cappella oggi dedicata al Sacro Cuore di Gesù in Cattedrale, nel 1638 fondò la Confraternita del Suffragio, che estraeva quattro doti l’anno il 12 Marzo, giorno della festa di San Gregorio mandando le ragazze in processione a Pentecoste, mentre la Confraternita della Pietà a Santa Maria in Trivio estraeva doti mandando in processione le ragazze alla Madonna in Via Lata, fuori le mura della città.

Ma il più importante benefattore delle ragazze povere a Velletri, fu Salvatore Scandelloni, Canonico del Capitolo della Cattedrale, che lasciando legati nel suo testamento 7.500 scudi, istituì il più cospicuo sussidio dotale in città. Un altro benefattore fu Nicola Antonio Gregni con i suoi 60 scudi lasciati in deposito al Sacro Monte di Pietà Ginnasi istituì due doti l’anno da estrarre a turno dalle parrocchie cittadine.

Naturalmente per avere questo beneficio, bisognava eccellere nel catechismo e partecipare alla processione del SS.mo Salvatore che fino al 1954 si svolgeva la sera del 14 Agosto fino a Santa Maria in Trivio e la mattina seguente si riportava l’antica icona in Cattedrale.

Le ragazze risultate vincitrici della dote Scandelloni e quelle risultate vincitrici della dote Gregni la sera del 14 Agosto ricevevano la “polizza” che mettevano in una borsa di tela bianca che portavano in processione legata ad un fianco, il loro vestito stato realizzato con la stoffa che veniva consegnata loro all’atto dell’assegnazione del beneficio.

Per un breve periodo ha estratto doti anche la Cassa Agricola Operaia Pio X (oggi Banca Popolare del Lazio) in numero di quattro esclusivamente per le figlie dei soci, con l’obbligo esclusivo di prendere parte alla Processione della Madonna delle Grazie il primo Sabato di Maggio.

Le Zitelle alla dote, oggi non indossano più quella candida veste, ma dei preziosi costumi fedelmente replicati sulla scorta delle stampe e delle incisioni giunte fino a noi dal XIX secolo. Questi preziosi abiti sono stati realizzati con la consulenza iconografica e storica del Prof. Clemente Marigliani dalla costumista Marina Sciarelli e rappresentano il più grande patrimonio del gruppo che si definisce appunto di costume.

Nel 2006 grazie al Dr. Marcello Pellegrini cittadino onorario di Velletri, munifico amante della storia e della cultura della sua terra natia, il gruppo ha avuto in dono un prezioso medaglione con l’effige della Madonna delle Grazie, realizzato dallo scultore Giuseppe Cherubini nel bicentenario del patrocinio della Vergine sulla città.

Il medaglione viene indossato nelle processioni dalla Priora, cioè quella ragazza che convolerà a nozze entro l’anno.

di Alessandro Filippi presidente della Fondazione Museo Luigi Magni

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