Non si può dire con certezza che Berlusconi [con il suo socio Dell’Utri] sia un complice dei mafiosi che seminavano bombe nei primi anni novanta. I pentiti hanno un doppio fondo, spesso. Però fa una certa impressione, sentir dire in diretta globale a un «soldato» di mafia che «quello di Canale 5 ci aveva messo in mano il paese». Questo paese passa di mano in mano, in effetti. Da Andreotti a Craxi, a Berlusconi, per citare solo tre nomi. Non possiamo nemmeno sapere come sarebbero finiti i molti processi in cui è o è stato imputato il presidente del consiglio fosse effettivamente colpevole, perché in molti casi sono stati i termini di prescrizione a scrivere le sentenze. Quel che sappiamo è che Berlusconi si è scritto da sé le leggi che riguardano le sue vicende giudiziarie, lo ha fatto in passato e lo fa ancora oggi. Perciò lui non è come tutti gli altri cittadini, e questo è intollerabile. Inoltre, sappiamo che lascia andare alla deriva la gente che perde il lavoro [e sono sempre di più], che le leggi razziste della Lega sua alleata perseguitano i migranti, che al prossimo vertice di Copenhagen sul clima il governo italiano si presenterà da inquinatore e violatore del Protocollo di Kioto, che stiamo partecipando in modo sempre più massiccio alla guerra in Afghanistan [e che sia un premio Nobel per la pace, Obama, a inviare altre truppe, non significa che sia una guerra giusta]. Insomma sappiamo molte cose, di Berlusconi, abbastanza per partecipare, sabato 5 dicembre, a Roma, al No Berlusconi day. Tanto più perché la manifestazione è stata convocata da «privati cittadini», come dice uno di loro a Carta [che dedica la copertina all’avvenimento]. Così il presidente del consiglio vedrà che i suoi avversari non solo solamente i pubblici ministeri.
2009-12-04