Questa non è l’America

Non ho mai dato particolare credito ad Alan Friedman ma alla luce di questo libro debbo ricredermi. Un libro che tutti gli appassionati acritici sostenitori della “grande democrazia americana” dovrebbero leggere con attenzione.
Prendendo spunto dalle recenti elezioni americane e dal trionfo dell’abominevole Trump, Friedman attraversa per temi i malesseri della società americana e, con cura a volte ridondante, analizza fenomeni sociali significativi ed il passato che li ha prodotti: sfruttamento e precariato, razzismo, armi, migranti, welfare, potere finanziario…
Ne scaturisce il quadro inquietante di un paese diviso dalla rabbia, dall’emarginazione sociale, dalla paura, incapace di trovare una soluzione alla sua identità nonostante il potere e la ricchezza che detiene, incapace di gestire le diseguaglianze etniche e sociali, imbarbarita e senza prospettiva.
Un paese che pur avendo condizionato nel corso degli anni, anche culturalmente, il resto del mondo, si dimostra alla frutta, capace ormai di produrre solo guerre, intolleranza e divisioni.
C’è chi ritiene che questo libro sveli una nuova faccia dell’America. Credo in realtà sia la vera ed unica faccia, confermata dall’autore stesso nella critica ai presidenti che si sono succeduti negli ultimi decenni e che hanno collaborato a produrre gli stessi danni, nel rappresentare gli indissolubili legami con il potere finanziario di banche e lobby.
Una malattia incurabile, destinata purtroppo a degenerare. Da leggere assolutamente.

2 commenti

  1. Ciao Maurizio! Certo che a fine carriera pure un Friedman diventa anticapitalista? Ah ah…

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