Trans Europa Express

NZOTrans Europa Express è un romanzo, o meglio un diario di viaggio, di Paolo Rumiz, giornalista e scrittore nato a Trieste nel 1947. Collaboratore del “Piccolo” e de “La Repubblica”, segue dal 1986 gli eventi dell’area balcanica e danubiana.

E’ il racconto di un viaggio verticale, intrapreso dall’autore nel 2008 insieme a Monika Bulaj, lungo i 7.000 km di frontiere non geopolitiche ma culturali ed umane che segnano lo spartiacque tra l’Europa della UE e quella reale.
Quella parte di Europa volutamente trascurata già nel dopoguerra dall’Alleanza Atlantica e successivamente dimenticata per tutto il periodo della guerra fredda.
Quella dove si collocava il cuore della cultura mitteleuropea e che ci ricorda il Circolo di Praga. Quell’Europa ancora parzialmente fuori dalla globalizzazione che ha ormai omologato le diverse culture.
Quella globalizzazione che ha distrutto, senza quasi ce ne accorgessimo, le radici e la storia del vecchio continente. Un’Europa diversa da quella cui siamo abituati fuori dal nostro attuale concetto di tempo e distanza e dalle logiche più o meno imposte di un turismo di massa.

Un viaggio che si dipana dalla Norvegia fino ad Odessa ed al Bosforo, intriso di incontri e paesaggi diversi da quelli cui siamo abituati.
Una lettura non priva di “ostalgia” ma consapevole dell’appiattimento e dei contrasti conseguenti alla caduta di un sistema che, seppure discutibile, riusciva a coniugare e a far convivere i popoli di un mondo che sta scomparendo e di cui l’Unione Europea sta cancellando colori, tradizioni e costumi, distruggendo anche un modo autentico di stare assieme.

Un viaggio che lascia spazio anche ad altre considerazioni su quei paesi un tempo omologati da un sistema politico cui si è però sostituita una situazione certo non migliore. Basti pensare alle guerre etniche scatenatesi ad esempio nei Balcani.

Il totale abbandono istituzionale e sociale ha portato alla fuga migratoria della popolazione e ad una logica di sopravvivenza spesso legata ad una forzata occidentalizzazione che ha prodotto crimine e mafia, acuendo le problematiche sociali di coloro che sono rimasti.
La concentrazione nei soli centri di interesse finanziario, da una parte prossima ai dettami europeisti, dall’altra alle politiche di Putin e del potere riveniente da politiche energetiche e gasdotti, sta riproponendo una frattura ed una logica da nuova guerra fredda.

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