Matteo Saudino
Nasce a Torino nel 1974. Insegna Filosofia e Storia da vent’anni nei licei del capoluogo piemontese. Ha collaborato con l’Università di Torino come docente di Istituzioni politiche presso la SISS, scuola di specializzazione per la formazione degli insegnanti.
Autore per Pearson Paravia di manuali di educazione civica e storia, partecipa regolarmente a festival e tiene conferenze e seminari di filosofia in tutta Italia.
Ha pubblicato la raccolta poetica Fragili Mutanti (2012). Coautore del libro Il Prof fannullone (2017) e Cambiamo la scuola (2021), è l’ideatore del popolare canale YouTube di divulgazione filosofica e storica «BarbaSophia», che conta oltre 200.000 iscritti e più di 21 milioni di visualizzazioni. Nel 2020 ha pubblicato con Vallardi La filosofia non è una barba.
Quella che segue è una breve intervista rilasciata a Francesca Angeleri dell’edizione torinese del Corriere della Sera di cui fornisco il link
«Scusa ho il fiatone, mi fermo così possiamo parlare». Mentre lo chiamiamo per fare questa intervista, Matteo Saudino sta pedalando per raggiungere con la bicicletta i suoi ragazzi che stanno facendo occupazione al liceo Gioberti, dove lui insegna filosofia. Ideatore del canale YouTube «BarbaSophia», che vanta più di 21 milioni di visualizzazioni, autore di diversi manuali e libri, giovedì prossimo uscirà in libreria la sua ultima fatica letteraria «Ribellarsi con filosofia» edita da Vallardi. La presenterà il 18 febbraio al Circolo dei Lettori.
Saudino, i suoi studenti si stanno ribellando. Come si pone?
«Io sono sempre favorevole all’autonomia dei percorsi di autocoscienza. I giovani devono fare i conti con la realtà e conoscerla. Sono un insegnante, ma soprattutto un educatore e il mio compito è fornire degli strumenti per comprendere la complessità. La filosofia è una cassetta degli attrezzi. Platone è un cacciavite, Aristotele la chiave inglese, Hannah Arendt la bussola…».Cosa sta succedendo alla scuola?
«Parafrasando Gramsci: “Il vecchio mondo sta morendo, ma non ne intravediamo ancora uno nuovo”. Prevalgono lo sconforto, la disillusione. La società è ammalata di nichilismo e se entra a scuola, ed è entrato, viene meno la funzione stessa pedagogica che deve essere fortemente anti nichilista, cioè deve costruire una struttura di senso».Dove si trova un senso?
«Nella meraviglia. La fortuna della serie di Zerocalcare è mostrare quanto questa generazione non comprenda quale sia il suo posto nel mondo. Non come mio nonno che ha votato sempre lo stesso partito ed è stato con mia nonna per 50 anni. Oggi si fa tanta fatica. La meraviglia sta nella curiosità, nel desiderio di sapere e nella forza di costruirselo da soli questo posto nel mondo».Ribelliamoci con filosofia quindi?
«Questo libro nasce dall’idea di raccontare dei filosofi sempre partendo dalla loro biografia, come mi piace fare, ma questa volta non cominciando dalla loro morte: “Dimmi come sei morto e ti dirò chi sei”, bensì da un assioma diverso ossia “Mi ribello quindi sono”. Ci sono ribellioni esistenziali pagate con la vita come quella di Ipazia, l’esilio di Marx, Protagora. Tutti hanno dimostrato il loro pensiero anticonformista. Hanno il coraggio di pensare, che è la cosa di cui tutti abbiamo bisogno di questi tempi».Ci racconta il filo conduttore?
«Sono dieci, tra filosofi e filosofe, che hanno prodotto fratture filosofiche. È dalla frattura che si cresce. Come per gli sportivi, solo che qui sono spaccature intellettuali».Ci faccia qualche esempio.
«Dedico un capitolo a Olympe de Gouges, era una drammaturga e un’attivista che visse sotto la Rivoluzione Francese. Venne ghigliottinata poco dopo Maria Antonietta. Credo che sia una delle parti più belle del libro. Fu lei che scrisse e pubblicò, nel 1791, “La Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” sul modello della “Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del cittadino” del 1789. I rivoluzionari francesi erano pronti a molto ma non a questo, non a riconoscere gli stessi diritti alle donne. La storia è ancora più complessa, poiché pare che fosse entrata in inimicizia con Robespierre e lì, non avevi molte possibilità di salvarti».La spregiudicatezza è utile alla filosofia?
«In alcuni casi sì, come per Anassimandro verso il quale mi sono rivolto per riscoprire le radici del pensiero scientifico. Fece un uso spregiudicato della ragione con la sua teoria proto-evoluzionista con la quale immaginò l’origine dell’uomo legata all’acqua e quindi ai pesci. Pensare fuori dal coro. Come Kant, che metteva al bando la guerra e immaginava un’Europa di pace».Lei parla di ribellione come manifesto filosofico.
«La filosofia ribelle è il coraggio di pensare, di essere gli artefici del proprio destino».
In questa situazione di profonda confusione su ciò che sta accadendo in medio oriente, fuori dalle logiche del pensiero unico e lontani dalle squallide tifoserie da stadio, diventa particolarmente apprezzabile il contributo offerto da un professore ai suoi studenti in modo onesto e trasparente. Questi sono i video delle sue due prime lezioni sulla storia del conflitto israelo-palestinese