Ho da poco terminato di leggere “Storia della bambina perduta”, quarto ed ultimo tomo della saga de “L’amica geniale” di Elena Ferrante.
Elena Ferrante è lo pseudonimo che l’autrice (o autore, questo non ci è dato di sapere) ha utilizzato per la pubblicazione. Le rare interviste in argomento dall’autrice sono state concesse per email e non hanno quindi mai permesso di appurare chi dietro questo pseudonimo si celi.
La storia, ambientata in un rione popolare napoletano, racconta dell’amicizia di Lina Cerullo e Elena Greco, ed attraversa la loro vita dall’infanzia alla maturità.
Due percorsi compatibili ma profondamente diversi.
Lina Cerullo è figlia di un calzolaio, priva di cultura “certificata” ma profondamente intelligente e acuta, apparentemente cinica e spietata ma con una sua etica intransigente e lontana da qualunque ipocrisia. Citando ciò che Lila dice proprio in quest’ultimo tomo: “Solo nei romanzi brutti, la gente pensa sempre le cose giuste, dice sempre le cose giuste, ogni effetto ha la sua causa, ci sono quelli simpatici e quelli antipatici, quelli buoni e quelli cattivi, tutto alla fine ti consola”
Lila è lo spirito guida e lo stimolo di Elena Greco, molto meno radicale, pronta a mediare tra valori e convenienza. La prima non abbandonerà mai il suo rione, il suo ambiente ma cercherà in ogni modo di favorire il successo di scrittrice dell’amica. La seconda fuggirà dal suo rione per tornarci a vivere, per recuperare radici e ricordi per poi fuggire di nuovo, sempre in contrasto tra radici ed aperture: ”Napoli era la grande metropoli europea dove con maggiore chiarezza la fiducia nelle tecniche, nella scienza, nello sviluppo economico, nella bontà della natura, nella storia che porta necessariamente verso il meglio, nella democrazia si era rivelata con largo anticipo del tutto priva di fondamento. Essere nati in questa città – arrivai a scrivere una volta, pensando non a me ma al pessimismo di Lila – serve a una sola cosa: sapere da sempre, quasi per istinto, ciò che oggi tra mille distinguo cominciano a sostenere tutti: il sogno di progresso senza limiti è in realtà un incubo pieno di ferocia e di morte.”.
Un romanzo mai immobile che ad ogni pagina riesce a fornire colpi di scena ed elementi che aiutano a scoprire nuovi aspetti dei personaggi e che rende le protagoniste un tutt’uno indivisibile.
Unico appunto che posso muovere a questo ultimo tomo riguarda una esigenza da me non condivisa e ritenuta ridondante di chiudere il cerchio, di dare spiegazioni utili ma non essenziali, già percepite ed acquisite nei “capitoli” precedenti. Una saga fruibilissima e gradevole che oltre a spingere ad una lettura fiume, non concede nessun momento di noia.
2014-12-28