Dalla stessa parte mi troverai

“Dalla stessa parte mi troverai” è un romanzo di Valentina Mira uscito nel 2024 e candidato da Franco Di Mare alla partecipazione al Premio Strega. Già prima dell’uscita in libreria, la sola pubblicazione di alcuni estratti in anteprima, hanno scatenato da parte della destra di governo una accesa polemica che ha visto accusata di revisionismo storico l’autrice. In verità è un romanzo che, attraverso la storia d’amore dei due protagonisti, affronta una originale lettura degli anni di piombo.

L’accesa acredine dell’attuale governo è comprensibile stante che, chi è avvezzo a “celebrare” annualmente quei tragici fatti con parate e braccio teso nel saluto romano, è sicuramente più interessato alla propaganda che alla vita delle persone e delle tante vittime di quegli anni.
Bene ha fatto l’autrice a rispondere a queste critiche dalle pagine de “la Repubblica”:


«Mi accusano di revisionismo, di non avere pietà per le vittime di Acca Larentia, ma fanno una confusione strumentale dimostrando di non conoscere le mie pagine: i ragazzi che morirono in quegli anni terribili erano tutti vittime, spesso non avevano neppure il libero arbitrio di decidere il proprio destino. L’ho scritto e lo ripeto. Diverse invece sono le commemorazioni con i saluti romani e le croci celtiche. Quelli proprio non posso giustificarli, perché io sono e resto antifascista»

Valentina Mira ha collaborato con “il manifesto” e il “Corriere della Sera”. Scrive per la Radiotelevisione svizzera. Ha esordito nel 2021 con “X” diventata un caso editoriale, che racconta la violenza di genere.

La storia del nuovo libro inizia il 7 gennaio 1978 con i fatti avvenuti a Roma in via Acca Larentia: davanti a una sede del Movimento sociale italiano nel quartiere Appio Latino vengono uccisi a colpi d’arma da fuoco due attivisti di destra. Un terzo seguirà la stessa sorte per mano delle forze dell’ordine.
Acca Larentia diventa simbolo e refrain della destra. Quei morti diventano diventano icone intoccabili del neofascismo. Ma ci sono anche storie parallele come quella di Mario Scrocca, arrestato nove anni dopo, il 30 aprile 1987. Viene arrestato in seguito alle informazioni frammentarie fornite da una collaboratrice di giustizia, Livia Todini che, all’epoca dei fatti, aveva quattordici anni e che fece il nome di Mario indicandolo come facente parte del commando che organizzò i fatti di Acca Larentia. Troveranno Mario cadavere ventiquattro ore dopo l’arresto, impiccato in una cella di Regina Coeli. Ma troppe cose non quadrano.
La storia prosegue nel giugno 2021 quando Valentina Mira che di anni ne ha trenta, incontra Rossella, la moglie di Mario, ormai sessantenne. Valentina è cresciuta dalle parti di Acca Larentia ed in passato ha frequentato dei neofascisti portandosi dentro negli anni i sensi di colpa di quelle frequentazioni.
Oggi convinta antifascista e femminista rilegge il clima di quei fatti e di quei tempi, degli anni di piombo che seguirono, gli omicidi, i processi, in un clima drammatico di caccia alle streghe.
Lo fa in modo originale ben lontano da due visioni standardizzate e contrapposte.
La visione della destra che, dimentica dello stragismo fascista di quegli anni, si limita ad utilizzare i suoi “martiri” in una logica vicina al tifo da stadio. E fa questo mentre promuove leggi liberticide che tendono ad arretrare ulteriormente il nostro paese, mentre restringe e censura ogni forma di confronto ed espressione, nel tentativo di realizzare una rivoluzione culturale che mina e stravolge la Storia, la Costituzione e i fondamenti stessi della nostra democrazia.
La visione contrapposta, della sinistra che non c’è più, non è meno miope. Nella ricerca di una identità che gli è sempre più difficile affermare, si nutre del rancore e della demonizzazione bigotta comprensibile forse cinquanta anni fa. Sia chiaro, non ho mai avuto affinità né condivisione delle scelte violente di quegli anni ma anche una pagina buia diventa storia e non può essere liquidata con veterovisioni anacronistiche. Mi è capitato di confrontarmi con compagni che – nei confronti di persone che hanno vissuto quelle esperienze, che hanno subito processi e scontato integralmente pene e che oggi esprimono da liberi cittadini opinioni talvolta condivisibili – manifestano una scelta censoria legata solo ai loro trascorsi. Credo che questo, oltre che inutile, sia profondamente stupido.

Sull’argomento e sulla storia di Mario Scrocca è stato a suo tempo realizzato il cortometraggio che segue a cura di Giancarlo Castelli, collaboratore di Radio Citta Futura, e con disegni di Zerocalcare dal titolo “Il ragazzo che lottava per i marciapiedi”

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