di Francesco Piccioni – Contropiano del 7 agosto 2023
Su certe cose è bene essere seri ed evitare di ammucchiarsi con i commentatori di mestiere, che di tutto parlano senza nulla sapere. Il “fatto politico” in questo momento è l’uscita di Marcello De Angelis – ultimo incarico: portavoce del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca – tesa a scagionare i neofascisti Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini dall’accusa di essere gli autori materiali della strage alla stazione di Bologna, il 2 agosto del 1980. De Angelis ricopre un ruolo importante in una istituzione molto rilevante – la Regione Lazio ha un bilancio superiore a quello di diversi paesi europei – e certamente le sue parole sbattono in modo totale con le affermazioni di Sergio Mattarella, fatte in occasione dell’anniversario della strage:“ La matrice neofascista della strage è stata accertata nei processi e sono venute alla luce coperture e ignobili depistaggi, cui hanno partecipato associazioni segrete e agenti infedeli di apparati dello Stato.” Così “infedeli” da venir premiati con splendide carriere, spesso… Ma vabbè, non è di questo che parliamo oggi. Prevedibili sia le reazioni politiche che le parti in commedia, con Giorgia Meloni silente, l’ex sindaco di Roma (!) Gianni Alemanno solidale, il governo in imbarazzo e le opposizioni parlamentari sulle barricate delle chiacchiere. La vicenda in sé è abbastanza semplice e chiara – i fascisti (dichiarati o in via di “ripulitura”) vogliono riscrivere la storia ufficiale sancita dalle sentenze giudiziarie e in primo luogo scaricarsi di dosso le responsabilità per la strage di Bologna. La più grave, la più densa di depistaggi, “la più” in molti sensi. Difficile, in altri termini, diventare credibili come “statisti” e “governanti” con questo fardello sulle spalle. Non stupisce neppure che il ruolo di “testa d’ariete” sia stato assunto da Marcello De Angelis, un “fascista vero ma serio” (poco a che fare con gente come Gasparri et similia), di quelli che hanno usato le mani e non solo, facendosi anche qualche anno di latitanza e poi di galera. Fratello di un altro membro di Terza Posizione, “Nanni”, morto in carcere in seguito al violento pestaggio subito nella questura di Roma, ma trovato impiccato nella sua cella di Rebibbia, pochi giorni dopo. Il che sembrerebbe piuttosto inusuale, vista la storica “vicinanza” tra fascisti e le varie forze di polizia. La “vicenda semplice” – il desiderio di riscrivere la storia – si svolge insomma su una storia molto complessa e con aspetti che vanno esaminati singolarmente, per evitare confusioni che tornerebbero a vantaggio dei soli fascisti.
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