di Paolo Flores d’Arcais, da “Il Fatto Quotidiano”, 14 febbraio 2010
Non è l’ennesima cloaca affaristico-politica di regime. Quella scoperchiata dai magistrati di Firenze è la cloaca più vomitevole dell’intera storia repubblicana. Ci racconta l’osceno fescennino di avvoltoi che inneggiano al terremoto pregustando i vagoni di euro che lucreranno con gli appalti di una “Protezione civile” corriva e incontrollata, mentre sotto le macerie centinaia di nostri con-cittadini (Nostri, perché questo governo non ha patria né legge) soffrono l’agonia dei sepolti vivi, e altre migliaia piangono i loro morti, e in milioni seguiamo commossi la vita stremata del bimbo e del vecchio che viene sottratta in extremis alla tomba di calcestruzzo (di sabbia!), salvata dall’eroismo di volontari e di pompieri che non possono immaginare come in quello stesso istante, in una danza macabra che calpesta ogni residuo di decenza e di umanità, qualcuno dei “lorsignori” di regime stia sghignazzando a baldracche e champagne sul dolore concluso dei morti e sulla commozione e l’eroismo dei vivi. Che schifo.
Di fronte al quale un omuncolo ha esternato la sua statura di statista con questo borborigmo: si vergognino i magistrati. Si vergognino ad applicare la legge eguale per tutti, a difendere i cittadini colpiti da lutti inenarrabili, a perseguire una rapacità criminale senza più freno? A questo siamo, al vilipendio e alla minaccia contro “funzionari pubblici, pagati con i nostri soldi” (ipse dixit) che non fanno combutta con gli sciacalli degli appalti e con gli “eroi” mediatici costruiti sulla sofferenza e l’eroismo altrui. Di fronte ad un’impudenza che tracima ogni senso di umanità, perché irride il ricordo dei morti e il lutto dei vivi, un giornalismo degno del nome avrebbe scolpito il farfugliare eversivo del premier in aperture indignate a nove colonne e in solenni editoriali “a martello” di invito alla resistenza morale e civile. Perché di impunità in impunità, di incostituzionalità in incostituzionalità, siamo arrivati al governo impunito dei ladri e dei mafiosi, degli avvoltoi e delle baldracche. Quale altro incivile oltraggio dovrà subire il paese perché si levi l’unanime (e comunque tardivo) ORA BASTA? […]