Per ricordare Enzo Biagi e l’Editto Bulgaro

Berlusconi-Biagi

Enzo Biagi 9 agosto 1920 – 6 novembre 2007

“Il Fatto” era un programma di approfondimento di cui Biagi è stato autore e conduttore. Nel 2004 “Il Fatto” è stato proclamato il miglior programma giornalistico realizzato nei primi cinquant’anni della RAI.
In una puntata del 2001, Roberto Benigni, ospite della trasmissione, commentò il conflitto d’interessi e il contratto con gli italiani che Berlusconi aveva firmato qualche giorno prima. Per questi commenti Biagi venne accusato di sfruttare la televisione pubblica per fare propaganda elettorale contro Berlusconi. Gli vennero contestate anche le affermazioni che Indro Montanelli aveva rilasciato qualche tempo prima. Indro Montanelli in quella occasione aveva attaccato il centrodestra paragonandolo ad un virus per l’Italia e sostenendo che sotto Berlusconi il nostro Paese avrebbe vissuto una “dittatura morbida in cui al posto delle legioni quadrate avremmo avuto i quadrati bilanci”, ovvero molta corruzione.
Biagi fu quindi denunciato all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni per “violazione della par condicio” ma fu poi assolto con formula piena.
Nell’aprile del 2002 Silvio Berlusconi, mentre si trovava a Sofia, rilasciò una dichiarazione passata poi alla cronaca come Editto bulgaro, nella quale si augurava che “la nuova dirigenza non permettesse più un uso criminoso della televisione pubblica”, con espliciti riferimenti a Michele Santoro, Daniele Luttazzi e Biagi.
Biagi, nella successiva puntata del Fatto, replicò a tali affermazioni:
« Il presidente del Consiglio non trova niente di meglio che segnalare tre biechi individui: Santoro, Luttazzi e il sottoscritto. Quale sarebbe il reato? […] Poi il presidente Berlusconi, siccome non intravede nei tre biechi personaggi pentimento e redenzione, lascerebbe intendere che dovrebbero togliere il disturbo. Signor presidente, dia disposizioni di procedere perché la mia età e il senso di rispetto che ho verso me stesso mi vietano di adeguarmi ai suoi desideri […]. Sono ancora convinto che perfino in questa azienda (che come giustamente ricorda è di tutti, e quindi vorrà sentire tutte le opinioni) ci sia ancora spazio per la libertà di stampa; sta scritto – dia un’occhiata – nella Costituzione. Lavoro qui in Rai dal 1961, ed è la prima volta che un Presidente del Consiglio decide il palinsesto […]. Cari telespettatori, questa potrebbe essere l’ultima puntata del Fatto. Dopo 814 trasmissioni, non è il caso di commemorarci. »
Iniziò così per Enzo Biagi una lunga controversia con la Rai che si concluse con la cancellazione della sua trasmissione dai palinsesti.
Sentendosi al centro di una polemica che avrebbe avuto come epilogo il suo allontanamento da trasmissioni del genere, decise, dopo 41 anni di collaborazione, di non rinnovare il suo contratto con la televisione pubblica.

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