Quello che sta succedendo a Rosarno non può cogliere di sorpresa nessuno. Questo Paese xenofobo non può trasecolare per le violenze, certo non giustificabili ma comprensibili, che stanno esplodendo. Quando le disparità di trattamento e di condizioni umane raggiungono il limite di guardia, si arriva sempre ad una degenerazione dello scontro, ed è la guerra dei poveri, degli ultimi e dei deboli. Non bisogna dimenticare che l’immigrazione clandestina in Italia ha origini ben note. Proviene quasi sempre da zone teatro di guerre spesso scatenate dall’Occidente e nelle quali, da bravi alleati, noi facciamo sempre la nostra parte.
La presenza in una cittadina come Rosarno di duemila extracomunitari (a fronte di 15000 calabresi) è un indice chiaro ed inconfutabile dell’uso che la “sana” imprenditoria di questa Italietta fa degli immigrati. Nessuno si è mai sconvolto del fatto che la ‘ndrangheta utilizzasse nelle campagne forza lavoro a basso costo, nessuno si è mai stupito che questa gente vivesse in condizioni disumane, guadagnando 20 euro per 14 ore di lavoro.
Ciliegina sulla torta, a privarci davvero di ogni decoro, interviene quell’acuto osservatore di Maroni, il nostro Ministro delle Corbellerie, che con la lucida puntualità che lo contraddistingue, ci fa sapere che il problema nasce dall’eccessiva tolleranza nei confronti dei clandestini, e che tale nostra “debolezza” ha prodotto una situazione di profondo degrado.
Avete capito? Non è la mafia che in Sicilia, Puglia, Campania e Calabria (e non solo) sfrutta degli esseri umani fino alla disperazione ma sono i disperati che sono delinquenti…
E poi che è mai successo per scatenare la rivolta? Solo qualche colpo di fucile… Erano armi a bassa capacità offensiva… E che sarà mai?!..
Meno male che il nostro Ministro ci ha assicurato che il suo governo si impegnerà in argomento, ponendo fine agli sbarchi e all’immigrazione clandestina…
Mentre aspettiamo trepidanti le rivoluzionarie soluzioni del Ministro, forniamogli un didascalico contributo che accresca le sue conoscenze in materia:
“Il caporalato è un fenomeno di sfruttamento della manovalanza, per lo più agricola o edile, con metodi illegali.
Si definisce “caporale” chi, la mattina prima dell’alba, si reca nelle piazze dei paesi o nelle periferie delle grandi città a cercare manodopera giornaliera, solitamente non specializzata, per condurla o nei campi a lavorare la terra o raccogliere prodotti agricoli, oppure in cantieri edili spesso abusivi.
Per tale servizio i “caporali” pretendono una percentuale dalla paga giornaliera dovuta a questi lavoratori, spesso già molto al di sotto della paga sindacale.
Questa pratica, esistente da decenni nelle aree agricole arretrate italiane, si è ancor più diffusa con i recenti movimenti migratori provenienti dall’Africa, dalla Penisola Balcanica, dall’Europa orientale e dall’Asia: infatti chi emigra clandestinamente nella speranza di migliorare la propria condizione finisce facilmente nelle mani di queste persone, che li riducono in condizioni di schiavitù e dipendenza.
Spesso i caporali sono a loro volta al soldo di organizzazioni criminali italiane e straniere insediatesi nel territorio, favorendo di fatto l’aumento della criminalità e del lavoro in nero”