Il 9 maggio prossimo ricorre il trentaduesimo anniversario dell’omicidio di Peppino Impastato e nonostante ci sia chi ancora si prodiga nel nasconderne il ricordo, magari come il Sindaco Leghista di Ponteranica togliendo la targa commemorativa da una Biblioteca, è bene ricordare che il 5 gennaio ricorre il suo compleanno.
Peppino Impastato è nato a Cinisi in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948. La sua è una famiglia di mafiosi e suo padre era già stato inviato al confino nel periodo fascista. Anche altri parenti erano mafiosi e il cognato del padre era Cesare Manzella, capomafia ucciso nel 1963 in un agguato.
Peppino viene cacciato di casa dal padre in giovane età ed inizia il suo percorso contro la mafia. Nel 1965 fonda il giornale “L’idea socialista” e aderisce al Partito Socialista di Unità Proletaria. Dal 1968 milita come dirigente nei gruppi di Nuova Sinistra. Partecipa alle lotte dei contadini, cui erano stati espropriati i campi per l’ampliamento dell’aeroporto di Palermo, in territorio di Cinisi, e alle lotte degli edili e dei disoccupati.
Costituisce il gruppo “Musica e Cultura”, una associazione culturale impegnata contro la mafia e, nel 1977 fonda Radio Aut, una radio libera che verrà da lui utilizzata per denunciare i delitti e gli affari dei mafiosi della zona, tra cui Gaetano Badalamenti, che attraverso il controllo dell’aeroporto, conducevano traffici internazionali di droga.
Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali ma la notte dell’8 maggio, nel corso della campagna elettorale, viene assassinato con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia.
Pochi giorni dopo, gli elettori di Cinisi votano il suo nome, riuscendo ad eleggerlo, simbolicamente, al Consiglio comunale.
Stampa ed Istituzioni rappresentano l’omicidio come atto terroristico di cui sarebbe rimasto vittima Peppino e, successivamente, di suicidio adducendo quale “prova” una lettera scritta in realtà molti mesi prima.
L’uccisione passa quasi inosservata in quanto quel mattino veniva ritrovato il corpo di Aldo Moro.
Grazie alla rottura con la parentela mafiosa da parte del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta, e all’attività dei compagni di militanza e del Centro siciliano di documentazione di Palermo, viene individuata la matrice mafiosa del delitto e sulla base di documentazione e denunce presentate viene riaperta l’inchiesta giudiziaria.
Nel maggio del 1984 il Tribunale di Palermo, sulla base delle indicazioni di Rocco Chinnici, assassinato nel luglio del 1983, emette sentenza a firma di Antonino Caponnetto, in cui si riconosce la matrice mafiosa del delitto, seppure a carico di ignoti.
A seguito di diverse istanze, tese a fare chiarezza sulla vicenda e sul comportamento dei Carabinieri in quella situazione e alle rivelazioni del pentito Salvatore Palazzolo, che indica in Badalamenti il mandante dell’omicidio, nel 1996 l’inchiesta viene riaperta e nel novembre del 1997 viene emesso un ordine di cattura per Badalamenti, incriminato come mandante del delitto.
Nell’udienza del 26 gennaio 2000 vengono respinte le richieste di costituzione di parte civile del Centro Impastato, di Rifondazione Comunista e dell’Ordine dei giornalisti.
Nel 1998 presso la Commissione parlamentare antimafia si è costituito un Comitato sul caso Impastato e il 6 dicembre 2000 è stata approvata una relazione sulle responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle indagini. Nel marzo 2001 la Corte d’assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a trent’anni di reclusione. L’11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti è stato condannato all’ergastolo.
Chi volesse vedere il filmato “Una giornata particolare. Cinisi 2003: in memoria di Peppino Impastato” può scaricarlo a questo indirizzo
Questo è il sito in memoria di Peppino e questo è invece il sito del Centro Siciliano di Documentazione “Giuseppe Impastato” – Onlus