Intervista a cura di Yurii Colombo apparsa su “il manifesto” del 10 giugno 2017
Incontriamo Eduard Limonov, l’intellettuale, il militante conosciuto in tutto il mondo, in una piovigginosa giornata primaverile a Mosca. È impegnato in un comizio di fronte al monumento che ricorda la rivoluzione del 1905.
Eduard Veniaminovic, secondo lei, come ha risposto Putin alla crisi economica russa iniziata nel 2011?Parliamo di crisi a partire da quali indicatori?
Esiste forse una regola per definire se oggi c’è la crisi o meno? Se lo valutiamo a partire dalla vita quotidiana dei russi, allora per quanto ricordi non si è mai vissuto così bene in Russia, meglio sia rispetto al periodo sovietico sia agli anni ’90. Quindi lei è giunto alla conclusione che da noi ci sia la crisi… Forse sulla base di indicatori occidentali? È vero, rispetto a quegli indicatori viviamo peggio che nel 2011, ma questo non ci preoccupa. Il potere in Russia, il putinismo, oggi è meno peggio di prima, anche se gelosamente non intende avere concorrenti politici. Ma il potere oggi in Russia non veste panni criminali. Non ha motivi di vergognarsi di orribili crimini. Dal momento che non vedo crisi non posso avere proposte per affrontare ciò che non esiste. Non credo che ci sia una competizione internazionale in cui la Russia dovrebbe arrivare prima. Le nazioni non si devono annientarsi nella concorrenza, ma vivere secondo i loro mezzi. Tanto più che la natura e il pianeta si stanno esaurendo, a causa degli appetiti insaziabili dell’umanità.
Pensa che dopo le ultime sanzioni dell’Ucraina contro la Russia, sia possibile una guerra tra paesi slavi?
I governanti di Kiev stanno cercando di bruciare tutti i ponti alle loro spalle. E in tal caso difficilmente la Russia potrà trattenersi dalla guerra. Se la guerra fosse tra Russia e Ucraina, indubitabilmente, Poroshenko non avrà scampo. Ma c’è il rischio che a Kiev voglia coinvolgere la Nato e gli Usa, e in tal caso sarebbe guerra mondiale. Ma credo non succederà, il governo ucraino non è folle.
Mi può parlare dell’attività dell’Interbrigady (le brigate russe organizzate dal Partito Nazional-Bolscevico per combattere in Donbass a fianco delle Repubbliche Popolari n.d.r.)?
Nelle Repubbliche Popolari del Donbass combatte un battaglione comandato dal nazionalbolscevico Sergej Fomcenkov, mentre commissario è il nazionalboscevico Zachar Prilepin, tra l’altro scrittore talentuoso. Tuttavia questo battaglione è un movimento non strettamente di partito, si tratta di «Interbrigady», un movimento russo di volontari «largo».
Cosa pensa degli Accordi di Minsk sottoscritti da Russia, Ucraina e Unione Europea?
Personalmente ritengo che la guerra nel Donbass sia stata mutilata dagli Accordi di Minsk, con il sostegno ovviamente della Russia. La rivoluzione russa nel Donbass è finita e ora il nostro battaglione è al servizio delle Repubbliche Popolari o più precisamente del loro leader Zacharchenko. Zacharcenko non ha nessuna autonomia, ora il nostro battaglione dovrebbe essere utilizzato in qualche provincia russa. Non è per questo che il nostro partito ha lottato. Ma noi amiamo comunque i nostri compagni.
Lei pensa che la Russia sia un paese democratico?
Le rispondo in due parole: la Russia non soddisfa nessun requisito democratico, il potere di Putin è assolutista e senza alternative.
Sorgente: Limonov: «Il potere di Putin è assolutista e senza alternative»