Mi sembra banale già solo enunciare di essere contro la pena di morte comunque e dovunque. Ma non ne posso più. Non ne posso più del pensiero “codino” che sembra fagocitare la massa degli sdegnati per Sakineh. Non ne posso più delle battaglie indotte dai media e della omogenizzazione del pensiero. Sembra che solo Sakineh sia il simbolo della contrarietà alla pena di morte e l’unica che meriti attenzione.
Paladini del luogo comune, riusciamo a trovare anche letture al “femminile” di questa condanna: certo il burqa, la condizione femminile nel mondo arabo…. E permettiamo che l’Italia stipuli accordi con la Libia per mandare al massacro nei deserti i migranti rifiutati ed accogliamo Gheddafi con uno stuolo di hostess.
Poche settimane fa sempre in Iran sono stati lapidati due amanti omosessuali (due uomini) e nessuno ne ha parlato. Qualche giorno fa in Virginia è stata uccisa con una iniezione letale Teresa Lewis, disabile mentale. E’ bene precisare che alla stessa era stato attribuito un quoziente intellettivo prossimo al valore di 72, quando la pena di morte non può essere comminata a persone il cui indice si attesta da 70 in giù. Anche in questo caso non mi sembra che la notizia abbia attraversato le prime pagine dei giornali e non ho percepito lo sdegno che accompagna invece la questione Sakinen.
E’ anche bene ricordare che attualmente, tra Asia, America, Africa, Medio Oriente ed Europa, gli stati che ancora fanno uso della pena di morte sono circa una quarantina.
Si, anche in Europa dove la Bielorussia la prevede nel suo ordinamento giuridico.
In questa Italietta che calpesta tutti i propri valori etici, e non solo attraverso i governi che comunque elegge, la pena di morte, abolita nel 1889, fu ripristinata nel 1930 e mantenuta fino al 1948. L’ultima esecuzione, nel nostro splendido paese, risale al 1947 (63 anni fa).
Se ci si ricorda solo dell’Iran e di Sakineh, e si dimentica tutto il resto, vuol dire che siamo un gregge di pecore che partecipano ad una battaglia culturale e politica nei confronti dell’Iran e dell’Islam.
Nessuno si fa promotore di manifestazioni nei confronti dell’uso della pena di morte in Cina. Considerato che la percentuale maggiore di esecuzioni è riscontrabile proprio lì, mi chiedo perché nessuno ci “guidi” in analoghe battaglie etiche. Forse perché la Cina è diventato un competitor economico di riguardo e va quindi trattato con attenzione? Forse perché non sono previste invasioni tese alla “democratizzazione” di quel paese?
Siamo un’umanità talmente idiota da far imbrigliare anche le nostre più nobili battaglie dagli stessi potentati internazionali che delle barbarie del mondo sono artefici.
Se si è realmente contro la pena di morte bisogna sussultare per ogni esecuzione e mostrare il proprio sdegno anche quando questa viene comminata in paesi a noi più affini e culturalmente più “avanzati”.